Bread & Co
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Sì, sì: per carità, tutto molto bianco, tutto molto lucido, tutto molto nuovo ma a noi non ha mica convinto, a dire il vero. A noi ci sembra ancora un…
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Bread & Co is open for Bakery. Bread & Co serves Bakery, Cafe and Tavola Fredda dishes. Incorrect or missing information? Make a report, or claim the restaurant if you own it!Details
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1 Reviews on “Bread & Co”
Sì, sì: per carità, tutto molto bianco, tutto molto lucido, tutto molto nuovo ma a noi non ha mica convinto, a dire il vero. A noi ci sembra ancora una panetteria. Come si dice dall’altra parte dell’oceano, siamo a piedi uniti nel mondo del lipstick-on-a-pig. Il che non significa dare del maiale a qualcuno ma, più semplicemente, che anche se gli metti il rossetto, alla fine, resta quello che è, nel caso in questione un maiale (oh, d’altra parte così è il detto, potevano usare una cernia o le betulle: hanno scelto il maiale). Morale, Bread & Co, non ci è piaciuto. A partire dal nome: bread & Co (senza punto?); boh, ce ne era davvero bisogno di un nome così? Ma allora chiamalo “Stefania”, cosa cambia? Siamo in via Silva, a Milano, in mezzo ad un paio di quartieri residenziali che si incastrano alle pendici della zona fiera, si va molto in bicicletta, per dire: gente in tuta, qualche racchetta da squash, un’idea di borghesia molto simile a quella che in qualche misura è stata più volte trattata sia al cinema che sui libri; lei, la borghesia in questione, non fa una piega e ha ragione. In mezzo a questa idea di città un po’ velata e dai suoni ovattati, compare all’angolo Bread & Co, un altro prestianio con il rossetto (oltre a quello là, di nostra conoscenza). Ultima parola sull’arredo: apprezziamo lo sforzo. Il locale è stretto e lungo (e per forza, era una panetteria -hai presente: bancone lungo una vita, gente in fila, farina, profumo di forno? Eh, quello è), anche se ci metti dentro quattro tavoli anziché dieci l’idea la rendi lo stesso ed eviti che perfetti sconosciuti siano obbligati a scontrarsi per sedersi e alzarsi. Infine i tavolini e le sedie bianco lucide vanno bene per fare i laboratori medici dei film fantascientifici ma se vendi focaccia, e vendi focaccia, e non hai tempo per andare a pulire ogni volta che un cliente se ne va e si sta per accomodare quello successivo, e non hai tempo, beh il massimo che ottieni sono le ditate unte. E, non sappiamo se c’è un modo più delicato per dirlo: fanno schifo. Parecchio. Ora, la spremuta no, proprio no, ci spiace: annacquata, in un bicchiere bianco opaco (e alè: no, ma andiamo avanti), le arance un po’ andate… zero totale, non classificabile. Cappuccino, invece, nella media ma un po’ in basso. Vuoi perché il personale non fa quel mestiere lì, ed è una colpa fino ad un certo punto. Sul fronte “sfornati”, però, non ci sono molte scuse. Il cookie non era un cookie. Per la cronaca i tipici biscotti americani sono morbidi, non friabili. Lo sanno anche i sassi. E perché siano morbidi ci va dentro il brown-sugar, che non è lo zucchero di canna. Oh, non è mica obbligatorio fare i cookies, ti vengono bene i frollini? E fai i frollini! La brioche ai cereali (oltre che ad essere l’unica rimasta alle 9.40 del mattino) era un po’ troppo cotta. Presente quando dai un morso e ti si sbriciola addosso, attorno, davanti e dietro? Ecco. Davvero niente di personale, ci pare di avere anche un po’ argomentato, ma il consiglio sarebbe quello di tornare a fare il forno. Farlo bene.